Il giorno di Natale è da sempre per me sinonimo di Minestra Maritata, di quella tradizionale.

Ho chiamato in mattinata Gena Iodice, chef del ristorante “La Compagnia del Ragù” di Giugliano e, sapendo di andare a colpo sicuro, ho prenotato per me e le mie due principesse.

Trovo tutti intenti alla preparazione degli antipasti e dopo un rapido giro in cucina per adocchiare in anteprima i piatti del menù mi dirigo alla cantina per scegliere un vino da abbinare. 

Essendomi reso conto delle pietanze che mi aspettano e conoscendo la gustosa cucina di Gena, non ho esitazione nella selezione e prelevo una bottiglia di Marsiliano 2008 de La Sibilla. Un bel rosso I.G.T. Campania prodotto nei Campi Flegrei, a Bacoli, sulle colline in riva al lago Fusaro, di fronte allo specchio di mare che costituisce il canale tra Ischia e Cuma. Il suo uvaggio è particolare, in prevalenza uva Marsigliese (almeno l’80% se non ricordo male) più altre varietà autoctone di uve che crescono nel vigneto dei Di Meo e che ho veduto con i miei occhi. Il vino passa in botti di rovere francese per un anno per poi affinarsi in bottiglia e non vedo l’ora di provarlo con il mio pranzo di Natale. 

Il collaboratore di sala di Gena, non conoscendomi ancora, segue con lo sguardo vigile tutta la scena, ma quando nota che dopo aver preso la bottiglia estraggo dalla tasca il mio cavatappi e la apro, allora si avvicina. Dopo averlo ragguagliato sulla mia “biodiversità” e sulla mia latente follia, lo lascio un pò confuso e mi porto la bottiglia al tavolo. Ne verso due dita nel calice per farlo ossigenare prima dell’arrivo degli antipasti e…lo aspetto.

Si parte con zuppetta di fagioli di Villaricca su un letto di crostini, poi gateau con salsiccia e friarielli con mozzarella di bufala, polenta e salasiccia fritta, globi fritti di ricotta e noci, paste “crisciute” con pancetta fresca, alici di Pozzuoli indorate e fritte e baccalà fritto in leggera pastella.

Il Marsiliano domina l’intera batteria e non si scompone neanche al cospetto delle alici e del baccalà. Il suo colore è uno splendido rosso rubino con riflessi cangianti e una bella impenetrabilità. Il suo naso è ricco di spezie, fiori rossi e ha un bel fondo erbaceo e minerale. Al gusto la sua freschezza, il suo tannino elegante e una bella persistenza soccorrono il palato con i fritti lasciando una bella sensazione di bocca asciutta e pulita.

Rinuncio al primo piatto, Paccheri alla Pescatrice, per godermi la Minestra Maritata di Gena che so già mi arriverà in generosa porzione.

L’immagine della preparazione di questo piatto mitologico, delle diverse verdure da pulire, dei pezzi di carne, delle salsicce, della cotica, ecc., mi accompagna sin dall’infanzia e quando lo riassaporo per me è come un tuffo nel passato, un rewind ai tanti momenti felici delle feste in famiglia.

La minestra di Gena mi ricorda quella di mia madre e la mangio sempre con lo stesso piacere. Il piatto, poi, ha un buon equilibrio tra sapori, condimenti e ingredienti e non risulta noioso e pesante.

Alle bimbe viene portata una bella lasagna preparata con la “pettola” fatta in casa da Gena e che è uno spettacolo (confesso, ho rubato dal piatto delle piccole).

Al secondo piatto io sono già knock-out ma è impossibile resistere alla braciola di maialino nero casertano arrosto che Gena mi prepara. La carne del maialino nero casertano è particolare poichè il grasso di insinua tra le fibre rendendola morbida in cottura e infatti quella che mangio è favolosa.

Il Marsiliano si riduce sempre di più di volume nella bottiglia, ma non è per colpa di un fenomeno naturale, bensì è una reazione indotta dalla consumazione congiunta e continuata del vino con i cibi e ogni sorso è sempre più piacevole. Con la minestra maritata ho trovato un suo abbinamento ideale e gustoso, ma ne ero certo. Con la carne invece è un abbinamento ovvio e scontato e, come tale, ha rispettato pienamente le aspettative.

Riempio il calice di vino e, come spesso faccio da Gena, irrompo in cucina per confrontarmi su piatti, preparazioni e abbinamenti. Lo so, non si fa, ma io sono più una sorta di parente che un cliente.

E’ il momento dell’agnello a scottadito, ma non riesco a consumarne una porzione al tavolo e così mi godo una costoletta rubata in diretta dal tegame di cottura in cucina. Splendida la carne e meraviglioso l’abbinamento col vino dei Di Meo. Di contorno c’è la scarola arrosto con pinoli e capperi, piacere irrinunciabile, specie se mangiata li in cucina. Mi rendo conto di essere un personaggio atipico, ma in quelle situazioni le cose che assumono un sapore totalmente diverso. Il responso della sala è comunque unanime e concorde col mio giudizio: dell’agnello e della scarola tornano solo piatti vuoi. Serie A!

Le piccole, oramai avvezze a queste mie “performances”, mi seguono e si divertono anche loro a chiedere a Gena informazioni sulla preparazione dei piatti e quando è il momento dei tortini al cioccolato dal cuore caldo loro sono in prima linea a guarnire i piatti di portata con la cioccolata bianca del Belgio fusa e il cacao in polvere. Alla fine in premio ricevono un tortino a testa che mangiano con maggiore soddisfazione avendoli preparati loro.

Come sempre ogni nostra visita a “La Compagnia del Ragù” comincia a ora di pranzo e finisce a ora di cena. Congedato l’ultimo cliente di questa lunga giornata ci concediamo un caffè con Gena in tutto relax e ripercorriamo i vari piatti preparati (tanti dei quali non ho provato ma che ho veduto transitare), scoprendo come le persone abbiano gradito tutto seppur reduci dall’abbuffata del cenone della vigilia.

Gena Iodice è una chef che ha scelto di puntare sul territorio Flegreo e dell’agro Giuglianese ed Aversano e lo fa con dedizione e passione, selezionando i prodotti e i fornitori con estrema cura, sia per la cucina che per la cantina. Il consumatore riceve nel piatto e nel bicchiere, quindi, la migliore espressione del territorio dove è venuto a mangiare. Altro punto a favore di Gena è la schiettezza e la naturalezza con cui prepara i suoi piatti. Una cucina diretta, senza fronzoli, ma comunque giustamente elaborata e ponderata, che guarda alla tradizione attualizzandone lo stile. Brava Gena, a me piace e continua così!

Salutiamo il Natale e i nostri impagabili ospiti con un caloroso abbraccio e la promessa di una cena di prossima organizzazione per brindare assieme al nuovo anno che speriamo porti novità positive sebbene recherà con se l’eredità pesante di questo controverso 2011. Si vedrà…noi ci saremo!