Percorrendo il Salento il paesaggio è un rincorrersi di uliveti e vigneti che crescono sull’onnipresente terra rossa.
Un panorama verde e rosso interrotto a tratti dal mare, una lama blu sullo sfondo delle campagne.
La città bianca appare d’incanto in questo panorama tricolore. Imponente, unica, emerge dagli olivi con le sue torri, i suoi campanili e le sue finestre abbagliando quasi la vista.
Appena si giunge al termine della strada carrabile, impossibile non incatarsi davanti al panorama unico della campagna sottostante, in cui la violenza urbanistica dell’uomo non è assente, tutt’altro, ma ciò che è stato fatto non costituisce ancora una ferita letale per questi luoghi.
Visitiamo Ostuni, definita la città bianca poichè ogni muro è rigorosamente tinteggiato di intonaco bianco. Non esistono muri di altro colore all’interno del centro storico. L’antico sistema murario con torri fortificate è ancora integro e ben visibile per circa il 60% del suo perimetro.
Edificata sulla collina più alta del circondario, Ostuni risultava abitata già in era paleolitica e numerose sono le testimonianze di tale colonizzazione rinvenute nelle molte grotte naturali esistenti. Notevole importanza riveste il ritrovamento della sepoltura di una giovane donna incinta, deposta in una grande buca all’interno della grotta di Santa Maria di Agnano. Il calco dello scheletro della donna e del feto che portava in grembo, sono visionabili nel presso il “Museo di Civiltà Preclassiche della Murgia Meridionale”, nell’ex convento delle Monacelle. Qui la chiamamo affettuosamente “Delia” e, ovviamente, siamo andati a vederla ed è stato molto emozionante.
Nel museo possiamo ammirare anche tante testimonianze dell’epoca dei Messapi, dei greci e dei romani, mentre a girovagare nel centro storico di Ostuni, dall’architettura ci si rende conto della sovrapposizione delle varie dominazioni medievali, passate: barbari, saraceni, bizantini, turchi, normanni, svevi, angioini e aragonesi (cui si deve la realizzazione della cinta muraria e delle torri di cui parlavo in precedenza). Nella metà del ‘600 una grave epidemia di peste decimò la popolazione e, per limitare il contagio, tutta la città fu dipinta con calce viva, di colore bianco, disinfettante naturale. Da allora prese il nome di città bianca. L’ultimo periodo storico vede Ostuni fare parte del regno borbonico delle Due Sicilie prima di diventare parte del regno d’Italia.
Bellissima la concattedrale risalente alla fine del 1400 e caratterizzata, come molti edifici sacri del Salento, dall’architettura gotica e da uno splendido rosone in facciata. Notevole anche ciò che resta del portale della chiesa di San Giacomo di Compostela, anch’essa del 1400.
Caratteristica pregnante dei vicoletti di Ostuni sono le scale. Ce ne sono di tutte le dimensioni e altezze. Talvolta guardandole dai vicoli o dall’alto esse si incrociano tra loro creando delle vere e proprie illusioni ottiche.
E’ ora di pranzo e la nostra amica Anna Tasselli, padron chef del ristorante l’Odissea, ci aspetta per un viaggio nei sapori salentini, interpretati alla sua maniera.
Situato appena fuori dal centro storico, sotto la strada davanti ad una delle torri, tra la prima e la seconda linea di mura fortificate di epoca precedente a quella aragonese, il ristorante è realizzato in un’antico monastero, con volte a botte fatte in muratura di pietra calcarea, così come la bella pavimentazione. La frescura e la bella accoglienza del locale ci consiglia di scegliere di pranzare all’interno piuttosto che sfidare il calore ormai estivo nel seppur bel cortile profumato da alberi di agrumi.
Nel ristorante c’è anche un’antica grotta che serviva da frantoio o da torchio per l’uva e visitarlo, magari in una pausa tra una portata e l’altra, significa farsi trasportare in un’altra epoca.
E’ un piacere ritrovare Anna, una donna dinamica e sempre al massimo dei giri, che avevamo già convinto in precedenza a unirsi a noi per pranzo.
Per ristorarci dalla passeggiata su e giù per le scale e le viuzze di Ostuni Anna ci ha preparato un pò di cosette buone:
ANTIPASTO (una vera apoteosi di gusto)
Parmigiana di zucchine, ricotta e scamorza affumicata
Carpaccio di lonza al vin cotto con carciofi e canestrato pugliese
Pasta fillo con speck, radicchio e scamorza affumicata
Flan di carciofo
Carpaccio di baccalà
Carpaccio di pescespada
Insalata di gamberetti con noci
Cozze gratinate
Cruditè di frutti di mare (un’intera sperlunga di bontà che ci siamo divisi io e Anna, da buoni amici, fino all’ultima cozza pelosa!)
PRIMO PIATTO (una goduria unica)
Tagliolini al ragù di crostacei
SECONDO PIATTO (splendido)
Bistecca di tonno
DOLCE (gradevole, fresco e saporito)
Semifreddo alla mandorla
Abbiamo accompagnato il pasto con una bella bottiglia di rosato pugliese di Botromagno, il “Rosè di Lulù”, ottimo vino frutto, come sempre accade per le cose migliori, a causa di un errore enologico e che oggi è uno dei prodotti di punta dell’azienda di Gravina. Di uno splendido colore rosa cerasuolo tendente al corallo, regala al naso sensazioni di frutta rossa e fiori con una delicata nota erbacea. La sua alcolicità (14%) è ben presente ma grazie anche alla buona acidità, al grado salino ed alla fine tannicità, oltre che ad una bassa temperatura di servizio, lo rendono gradevolmente bevibile.
Una splendida giornata trascorsa in un posto unico ed evocativo come solo Ostuni, la città bianca, sa essere. Un pranzo spettacolare all’Odissea, buono, ben cucinato e ben accompagnato, consumato in compagnia della splendida padrona di casa. Non ci resta che affrontare i quasi 300 km per ritornare a casa, ma ne sarà sempre valsa la pena! Arrivederci Ostuni, a prestissimo Anna!