Con AIS Comuni Vesuviani abbiamo saggiato le ultime quattro annate dell’aglianico del Vulture di Elena Fucci.

Titolo è un vino forte, minerale, imponente e dalla persistenza infinita.

Quattro annate, tutte diverse, per uno stesso vino che ha come linea comune la splendida mineralità e la ricchezza materica propria dei vini lucani che vengono prodotti intorno allo splendido monte Vulture. L’azienda di Elena, che ho potuto visitare qualche tempo fa, è relativamente giovane ma la tradizione familiare affonda le radici in profondità nella scura terra lucana, esattamente come le sue viti.

Il nonno, alla soglia dei nove lustri, è attivissimo in vigna e costituisce la memoria storica da cui tutto è partito e da cui Elena Fucci ha tratto i primi erudimenti e che gli ha trasmesso la passione per la terra e le vigne. Oggi Elena è enologo della sua azienda e ogni anno presenta una evoluzione anche stilistica, oltre che di produzione, frutto della continua ricerca di miglioramento.

L’annata 2012 è infinita, secondo me troppo giovane per meritare di essere bevuta ma, nonostante tutto, il sorso non delude, anzi. La sua grande capacità di asciugare il palato lo rende infinitamente persistente e duraturo. La salivazione interviene dopo molto tempo dall’ingestione del liquido, ossia quando la lingua riesce a riprendere la sua normale attività papillare. Un vino che in futuro darà grandi soddisfazioni.

L’annata 2011 riflette l’andamento climatico regolare e si presenta piacevolmente ruffiana pur conservando l’austero colore rubino con qualche riflesso violaceo. Aromi fruttati, floreali e speziati si poggiano su un sentoree di mineralità. Piacevole al sorso e persistente come la 2012.

L’annata 2010, presentata come fredda e complicata, ha un colore rubino pieno, leggermente più scarico dei precedenti, ma conserva una concentrazione materica importante. Gli aromi sono più fini e delicati con una percezione più netta della mineralità. Il sorso è gradevolmente fresco, equilibrato e gradevolmente persistente.

L’annata 2009 rappresenta la materializzazione dell’equilibrio tra le sensazioni olfattive e il gusto. La sua maturità tannica e materica sono notevolmente piacevoli e favoriscono la sorbevolezza del vino.

La forte mineralità e le molte vene d’acqua presenti nel terreno, unita alle forti escursioni termiche che si verificano frequentemente tra il giorno e la notte, nel corso degli anni hanno fatto adattare l’uva aglianico a questa particolare interazione di fattori che qualcuno definisce terroir. La famiglia di Elena Fucci è riuscita a capire l’importanza del proprio terroir adottando i sistemi di allevamento più adeguati, sesti di impianto non molto alti e piante molto ravvicinate tra loro, per usufruire del calore rilasciato dal terreno nelle fredde ore notturne e creare competizione radicale tra le piante per constringerle ad affondare le radici in profondità alla ricerca di acqua per scongiurare il rischio che si secchino nella torrida stagione estiva.

Il frutto di questa sapienza antica è stata trasposta in un vino moderno, importante, notevole, che rappresenta, senza dubbio, una delle eccellenze del Sud che, purtroppo, è più conosciuto all’esterno che non in patria.

Consiglio a tutti di visitare l’azienda di Elena Fucci, che sta realizzando una cantina seminterrata moderna ed ecocompatibile, ma, in generale, di girare attorno al Vulture per sentire i profumi, godere dei colori, dell’aria e comprendere di quali ricchezze siamo dotati. Ah, dimenticavo…in questi luoghi pazzi incoscienti vorrebbero cercare il petrolio, senza rendersi conto che per arricchirsi non devono scavare in profondità poichè in superficie hanno tutto ciò che gli serve.