Santa Paolina (AV) è un comune di quel lembo di Campania che si chiama Irpinia.

Dal punto di vista enologico l’Irpinia è di un interesse notevole per esperti e appassionati, perchè in pochi chilometri quadrati si producono ben tre DOCG e due DOC, anche se  è il confinante Sannio a detenere il primato sulla quantità di vino prodotta e gli ettari di suolo agricolo destinati alla coltivazione della vite che, però, può contare su una sola DOCG e due DOC. Leggete qui, se vi va.

La premessa è indispensabile per comprendere il valore di questo dato che è da ricercare nella grande variabilità della composizione, nell’orografia dei suoli irpini e nelle diverse e particolari caratteristiche pedoclimatiche rilevabili in zone anche molto vicine tra loro. L’Irpinia, come il Sannio, qualche milione di anni fa era parte del fondale di un mare ancestrale che, con il ritiro delle acque e il dilavamento dovuto ai corsi d’acqua formatisi, hanno assunto gran parte della fisionomia che ancora oggi possiamo ammirare e che l’occhio allenato riesce a riconoscere.

La costituzione maggiormente montuosa dell’Irpinia ed i suoi tanti corsi d’acqua sono l’arma vincente. Tornando a Santa Paolina, il comune che ci ha ospitato in un’assolata giornata di giugno, si trova incastonata su un crinale tra il Monte Fusco e il Monte Miletto, lungo le pareti ed il corso di quello che era uno delle miriadi di canali alluvionali (per gli amanti degli inglesismi “canyons”) creati dal ritiro del mare preistorico. Oggi di quell’antico corso d’acqua resta il fiume Sabato.

Immagine

mappa geologica IGM della zona di Santa Paolina (AV)

Marina Alaimo conduce la degustazione davanti a un pubblico di enotecari, vignaioli, distributori, sommeliers e bloggers.

Si parte con il Greco di Tufo DOCG 2011. Vino prodotto in un’annata particolarmente buona, da uve pigiate con torchio classico. Il colore giallo dorato particolarmente carico e brillante è molto bello. Gli aromi maturi di frutta e fiori fanno da contorno ad una spiccata vena terrosa e minerale con sentori salmastri, di nocciola tostata e cereale. L’assaggio conferma un vino maturo dal sorso fresco, netto, ricco, dove tannini e il gusto salino allungano l’acida finale. .

Il Greco di Tufo DOCG 2012 è prodotto, come il precedente, utilizzando il torchio,  risente di un’annata non climaticamente perfetta. Infatti il colore è sempre dorato ma con riflessi lievemente aranciati. Gli aromi sono simili alla 2011, più evoluti rispetto al precedente, con richiami a note caramellate e di pesca sciroppata. Al gusto è netto il sapore di pesca matura e la ricchezza del sorso rimanda a una maggiore concentrazione. Il vino ha fatto affinamento sulle fecce per dieci mesi ed è uscito dalla cantina dopo due anni dalla vendemmia.

Il Greco di Tufo DOCG 2013 è l’annata del passaggio di testimone tra il torchio e la pressa idraulica. Il colore giallo paglierino carico ci racconta di un vino meno concentrato ma ugualmente ricco e materico. Il naso racconta di erbaceo, di camomilla e lavanda, frutta fresca, note agrumate, sentori sulfurei e minerali. Il sorso è pieno, vivace nella freschezza, agrumato e persistente con finale salino. Affinamento più breve di soli sei mesi sulle fecce ma uscita, ormai fissa, dopo due anni dalla vendemmia.

Al Greco di Tufo DOCG 2014 è toccata un’annata poco elevata. Il colore paglierino ci svela un vino giovane, infatti è da poco in vendita. Aromi agrumati, erbacei e di frutta non matura rimandano a sensazioni acide, così come le note minerali saline e lievemente fumè. Il sorso è acido e ancora in disaccordo con la parte alcolica, così come un vino giovane deve essere. Lo aspetteremo. Grande vino da attendere.

L’interessante panoramica del Greco “base” di Bambinuto va valutata secondo uno spartiacque: i vini da torchio e quelli da pressa. Le due diverse metodologie di pigiatura, pur non inficiando sulla sensazione dello stile di fondo dell’azienda, hanno dettato diversi parametri di impressione dei vini. A me sono piaciute entrambe le versioni, comunque, e ora sono curioso dei Picoli di cui Marilena, dottoressa in legge richiamata alla terra dalla passione, è molto orgogliosa.

Il clima allegro, susseguente alla prima impegnativa batteria, torna serio con il Greco di Tufo DOCG Picoli 2008. Colore dorato. Aromi concentrati di nocciola tostata, mela cotogna, scorza d’arancia, mandorla, nespola matura, caramello, note minerali e argillose con tanto iodio. Sorso fresco ma gusto maturo, materico e alcolico. Sul finale lascia note saline. La sosta sulle fecce è stata effettuata in botti piccole.

Il Greco di Tufo DOCG Picoli 2009, così come il successivo 2010, nei colori e nei sentori sono abbastanza simili alla 2008, con la quale hanno condiviso la pigiatura in torchio e la criomacerazione. Anche al sorso non presentano grandi differenze. La progressiva e costante crescita di questi prodotti ci piace, così come l’alta concentrazione materica.

Con il Greco di Tufo DOCG Picoli 2011 si cambia musica: niente criomacerazione e passaggio alla pressa soffice. Il colore del vino diviene giallo paglierino comunque carico. Naso complesso ma pulito tra profumi di nocciola tostata, agrume fresco, frutta bianca, note di erbe aromatiche e balsamiche, affluvii minerali e iodati. Il sorso è fresco, alcolico ma equilibrato e gradevolmente salino. 

Col Greco di Tufo DOCG Picoli 2012 migliora l’esperienza con la pressa e i risultati, complici una buona annata, si fanno sentire. Colore giallo paglierino netto. Naso abbastanza simile alla 2011 ma ancora più ampio e fresco. Il sorso ha una lunghezza e un finale che soddisfano il palato. Sostanzialmente un vino giovane, equilibrato nell’evoluzione con costante, come avvenuto per le prime tre annate degustate.

L’ultimo vino in batteria è il Greco di Tufo DOCG Picoli 2013. E’ il greco della consapevolezza, ma anche dell’apertura verso il futuro. La strada tracciata dai vini precedenti è infatti destinata ad avere un allungo decisivo con questo millesimo. L’enologo Vincenzo Mercurio ha interpretato questa terra e lo stile tradizionale della famiglia Aufiero, migliorando il motore di una macchina affidabile che ora può macinare chilometri. Se la 2012 era già un gran bel vino, le sensazioni della 2013 arrivano tutte amplificate tanto che in molti si lanciano in analogie con un Sancerre, un Sauvignon o con un Riesling giovane. Io l’ho trovato un Greco di Tufo autentico, senza sbavature ed esagerazioni, sicuramente frutto di una bella interazione tra terroir e uomo, ovviamente destinato a migliorarsi.

La sensazione generale del Picoli è che in ogni bicchiere si riscontra quello che l’annata ha consentito di portare in cantina, il che, per me, è sempre un punto a favore del produttore, poichè ne risalta (anche nelle sbavature) la trasparenza.

La bella e informale pausa pranzo seguente alle degustazioni è stata la scusa per riassaggiare i vini in abbinamento alle buone pietanze preparate dalle sorelle Picariello dell’Azienda Agricola Veneraggio – Antichi Sapori di Manocalzati (AV). 

 

Cantina Bambinuto è in Via Cerro – Santa Paolina (AV)
GPS:  41.021528, 14.846403